sabato 17 novembre 2012

Aspettando Godot, 3/5



Un salice, una strada. Due uomini ed il tempo.
E’ con questi semplici elementi che Beckett rappresenta l’essenza della vita: l’attesa.
Parafrasando Bukowski, la vita dell’uomo è una sorta di inconsapevole attesa perenne: c’è sempre qualcosa che attendiamo e desideriamo, per la quale magari viviamo, per poi ritrovarci il più delle volte a mani vuote o semplicemente delusi dalle nostre stesse aspettative.
In questa commedia dell’assurdo, ciò che Beckett ci mostra è proprio come l’attesa sia una grossa parte della nostra esistenza. I due personaggi principali, Estragone e Vladimiro, passano le loro giornate ad attendere l’arrivo di questo fantomatico Godot, che però sembra non voler mai arrivare. 
Chi sia in realtà Godot, Beckett non lo dice. Molti hanno pensato si trattasse di Dio, data anche la somiglianza del nome Godot con la parola inglese God; altri affermano sia la speranza, altri ancora la morte.
E’ difficile in effetti trovare una soluzione a tale quesito, l’opera ci lascia libera interpretazione
Personalmente, penso che Godot rappresenti la vita stessa. I due protagonisti per la tutta la durata della commedia non fanno altro che cercare modi per passare il tempo, lamentandosi della loro condizione, povera e miserabile. Vediamo come arrivino addirittura a proporre di suicidarsi impiccandosi o come continuino a ripetere che farebbero meglio a separarsi così, forse, la loro vita diventerebbe migliore; ovviamente, torneranno sempre insieme senza mai riuscire davvero a lasciare l’altro.
In fondo la nostra esistenza è così: perennemente insoddisfatti di noi stessi, ci lamentiamo della vita, cercando delle soluzioni, senza però avere mai il coraggio di prendere una decisione reale. Non facciamo nulla per cambiare concretamente la nostra condizione, ma anzi aspettiamo, quasi nella speranza di vedere i nostri problemi risolversi da soli. Mettiamo scuse a noi stessi, ci lasciamo divorare dalle ansie e dalle paure, diventando così incapaci di vivere davvero. Il peggior dramma  dell’uomo.
Nonostante io non ami molto leggere opere teatrali, questa di Beckett è stata davvero interessante: un viaggio alla scoperta della natura umana, di come ognuno di noi sia diverso ed irrimediabilmente uguale al prossimo.
Consigliato.